100g semolino, 300g di pollo, 2 uova, 60g di robiola o philadelphia, sale, pepe, Erbette, pistacchi, olio, paprika e peperoncino.
Far cuocere il semolino in acqua bollente e poi lasciare raffreddare.
Frullare al mix tutti gli ingredienti sopra elencati e aggiungere il semolino raffreddato.
Stendere la carta stagnola e adagiarvi sopra il composto, dare la forma di un salcicciotto aiutandosi con le mani unte di olio.
Chiudere bene tutto il salamone con la carta allluminio, e cercate di dargli la forma di una caramella.
Cuocere a bagno maria in forno per 1 ora e 50 a 160°.
Affettare e servire con un filo d'olio e fiocchi di maionese fatta in casa.
Impronte Felpate
Diffida da chi non ama i Gatti.
mercoledì 2 ottobre 2013
giovedì 26 settembre 2013
Ricetta per gli amici
Ho fatto questa ricetta spesso, e quasi sempre per gli amici.
Secondo me è molto buona e, se cucinata bene, fate figura!
Allora:
Coda di rospo, aneto (se non lo trovate va bene finocchio e anice), pangrattato, aglio, pomodori pelati ciliegini di ottima marca. Io prendo sempre quelli della maremma ''Loc. La Badia Donoratico''.
Lavate in abbondante acqua fredda e pulite il pesce.
Fate soffriggere l'aglio insieme alla coda di rospo e quando imbiondito, aggiungete i pomodorfi ciliegina interi, sale, pepe e peperoncino.
Quando il sughetto è ritirato si sminuzza l'aneto, pangrattato tostato e prezzemolo.
Buon appetito!
Secondo me è molto buona e, se cucinata bene, fate figura!
Allora:
Coda di rospo, aneto (se non lo trovate va bene finocchio e anice), pangrattato, aglio, pomodori pelati ciliegini di ottima marca. Io prendo sempre quelli della maremma ''Loc. La Badia Donoratico''.
Lavate in abbondante acqua fredda e pulite il pesce.
Fate soffriggere l'aglio insieme alla coda di rospo e quando imbiondito, aggiungete i pomodorfi ciliegina interi, sale, pepe e peperoncino.
Quando il sughetto è ritirato si sminuzza l'aneto, pangrattato tostato e prezzemolo.
Buon appetito!
martedì 27 agosto 2013
Barchette di zucchine
Zucchine, ricotta, cipolla, tonno, pinoli, basilico, olio, sale e pepe.
Lavare le zucchine tagliarle a metà e poi ogni metà affettatela verticalmente formando due barchette.
Scavate le zucchine (come sopra) e mettete il ripieno in una casseruola con la cipolla affettata finemente, basilico, olio, sale e pepe. Cuocete per 15 minuti circa.
Nel frattempo, scottate nella vaporiera per 8 minuti le barchette di zucchina.
Poi, preparate una crema con ricotta, tonno al naturale, pinoli, sale e pepe. Aggiungete l'interno delle zucchine che avete saltato.
Infine riempite le barchette con la farcia, sporcate con un flo d'olio e spolverizzare con pan grattato.
In forno per 20/25 minuti circa.
Buon appetito!
martedì 23 aprile 2013
Riflessioni
La situazione politica che stiamo vivende è totalmente deprimente.
Sono riusciti addirittura a farmi rimanere simpatico il nostro Big Jim, con i suoi capelli disegnati è riuscito a sfangarla un'altra volte, forte dell'auto-distruzione di un partito democratico che ha lasciato, tristemente, le unghiate sulla pelle delle poltrone di Montecitorio.
I Grillini, votati dal mondo intero per protesta ad un'insofferenza comune, si dimostrano oppositivi e sfidanti davanti all'integrità e all'intelligenza di un grande uomo come Napolitano che si è rimesso in gioco solo per far fronte a questa manica di coglioni che farebbe morire mille volta la nonna usandola come scusa per giustificarsi.
I Grillini, vittime di un attaccamento succube verso il loro babbo-creatore, eseguono come piccole marionette tutto ciò che c'è da eseguire: due portavoce completamente primi di personalità e carisma che spero buttati fuori, prima possibile, dal televoto.
Chi è causa del suo mal pianga se stetto!
Sono riusciti addirittura a farmi rimanere simpatico il nostro Big Jim, con i suoi capelli disegnati è riuscito a sfangarla un'altra volte, forte dell'auto-distruzione di un partito democratico che ha lasciato, tristemente, le unghiate sulla pelle delle poltrone di Montecitorio.
I Grillini, votati dal mondo intero per protesta ad un'insofferenza comune, si dimostrano oppositivi e sfidanti davanti all'integrità e all'intelligenza di un grande uomo come Napolitano che si è rimesso in gioco solo per far fronte a questa manica di coglioni che farebbe morire mille volta la nonna usandola come scusa per giustificarsi.
I Grillini, vittime di un attaccamento succube verso il loro babbo-creatore, eseguono come piccole marionette tutto ciò che c'è da eseguire: due portavoce completamente primi di personalità e carisma che spero buttati fuori, prima possibile, dal televoto.
Chi è causa del suo mal pianga se stetto!
giovedì 7 marzo 2013
Dedicato a tutte le donne
Da un mio intervento ad una conferenza.
Mi
fa molto piacere essere qui con voi, in questa serata dedicata alle
donne e realizzate dalle donne.
Per
parlare dell'autostima, occorre innanzitutto capire cosa sia.
Lo
studioso svizzero Willy Pasini ne ha dato la definizione forse più
appropriata: un giudice spietato dentro di noi.
Essa
infatti gioca un ruolo fondamentale nel quotidiano di ciascuno di
noi, ci condiziona nelle nostre scelte e nel nostro stesso modo di
affrontare la vita.
Da
un punto di vista psicologico, l'autostima è una chiave fondamentale
per capire l'individuo ed il suo comportamento. Potremmo ridurre la
questione ad una semplice domanda che ciascuno si pone a livello
inconscio: cosa penso di me?
Ogni
individuo ha una immagine di se stesso di come è e di come vorrebbe
essere: più la prima, l'immagine del sé, è vicina alla seconda,
quella di ciò che si vorrebbe essere, più sarà alta la nostra
autostima, e viceversa. Di per sé, lo capite benissimo, è un
concetto molto semplice: maggiore considerazione si ha di sé stessi,
maggiore la sicurezza con cui si affronterà la vita. Si tratta, come
spiega l'americana Alice Pope, di una sorta di lente di ingrandimento
o di riduzione sulle nostre stesse capacità. Più avremo fiducia
nelle nostre capacità, maggiore sarà la possibilità di realizzare
le nostre ambizioni, ma anche più semplicemente sarà più facile
relazionarsi con il prossimo.
Ma
da dove nasce l'autostima? L'autostima non è un elemento innato nel
nostro carattere, non è qualcosa di scritto nel DNA dell'individuo.
Essa
infatti si modifica, in positivo e negativo, per tutto il corso della
nostra vita, e dipende in gran parte dalle esperienze personali.
La
nostra austostima migliora, o peggiora, in base diversi fattori:
traguardi raggiunti, conoscenze acquisite, vittorie o sconfitte,
piccole o grandi, che si ottengono nel corso di una intera vita.
Certamente
la sicurezza in sé stessi, specie nel campo professionale, ma anche
in tante altre situazioni, deriva da una preparazione oggettiva, di
cui si è consapevoli.
Ma
l'autostima è anche il frutto della società e della cultura in cui
si vive e dei valori cardine all'interno della società stessa.
Concetti fondamentali per il giudizio che ciascuno ha di sé stesso,
come la bellezza, rispondono in realtà a canoni soggettivi: oggi
abbiamo il mito della magrezza, ma cento anni fa una donna magra
sarebbe stata una donna infelice. Ed in egual modo pensiamo
all'abbronzatura, oggi segno di benessere, mentre un tempo
prerogativa delle classi povere costrette a lavorare all'aria aperta.
Ed ecco che l'aspetto fisico diventa un parametro di primaria
importanza per la determinazione dell'autostima, ma appare evidente
come il concetto stesso di bellezza sia suscettibile a modificazioni
nel tempo.
E'
evidente che non è l'aspetto esteriore a rendere una persona brutta,
bensì il vissuto interiore, ma purtroppo questa consapevolezza non
basta. Pensiamo ad esempio ad uno dei periodi più crudeli che tutti
noi attraversiamo: l'adolescenza. Mentre il cosiddetto bello avrà
più facilità, al primo impatto, ad inserirsi in un gruppo, il
cosiddetto brutto dovrà fare leva su altre caratteristiche, come la
simpatia, per essere accettato dalla collettività e di conseguenza
da se stesso. E colui che non è accettato dal gruppo,
necessariamente vivrà questo stato come una infelicità interiore.
Questa
piccola digressione per farvi capire come la collettività possa
influire su un parametro del nostro benessere psicofisico,
l'autostima appunto, apparentemente interiore.
Per
quanto riguarda la donna, pensiamo al passato, a quanto alla donna è
stata negata dalla società la possibilità di realizzare sé stessa
come individuo.
Nei
secoli addietro – come in parte purtroppo oggi - la donna troppo
sicura di sé, la donna capace di realizzarsi in ambiti diversi da
quello domestico, faceva paura.
La
donna aveva un ruolo fissato dalla società stessa: l'angelo del
focolare dedito alla cura della casa e della famiglia.
Quante
donne vennero processate per stregoneria, solo perchè dimostravano
di possedere conoscenze o una sicurezza di sé, tali da far paura
all'uomo?
Nel
medioevo, e fino ad epoche relativamente recenti, la donna è stata
considerata una figura legata al male, al peccato originale: in una
società prettamente maschile, la donna era obbligata a interpretare
un ruolo che non mettesse in difficoltà l'uomo stesso. Alle donne
veniva insegnato che il loro compito, il loro obiettivo ideale, era
quello di essere procreatrici di figli e buone mogli: da questo
avrebbero tratto la propria soddisfazione.
Ma
quando l'individuo femminile voleva emancipare se stessa, finiva
immancabilmente con l'invadere il campo maschile e quindi dall'uomo
messa al bando.
Pensiamo
a esempi di grande forza, come Giovanna d'Arco, che si mise a capo di
un esercito. Utile, fino a che questo ruolo permise di raggiungere un
deteminato scopo, scomodo e “alieno” alla società poi. E come
sapete, Giovanna d'Arco finì al rogo. Ma anche in Trentino, in
epoche molto più recenti, molte donne vennero torturate e uccise,
dopo processi che si tenevano in luoghi come il Palazzo vescovile a
Cavalese, o il Palazzo Nero a Coredo.
Eppure
già nell'antichità sono esistite donne che hanno saputo eccellere
nelle arti e nella letteratura, donne che hanno saputo farsi valere
per le proprie capacità. Nel Medioevo sono le monache di clausura –
non a caso – a potersi dedicare alla lettura ed alla poesia. Con il
Rinascimento
cominciano ad emergere, pur rarissime, figure importanti che si
distinguono per le proprie capacità: cito solo la prima, tra tutte,
quella Sofonisba Anguissola - pittrice, poetessa e musicista – il
cui talento fu riconosciuto, come ci ricorda Vasari nelle Vite, dallo
stesso Michelangelo. Pensate
a quale considerazione di se stessa dovesse avere una donna per poter
emergere, con le sole doti intellettive, in quel mondo! In seguito,
proprio con il Rinascimento e nei secoli a venire, le donne diventano
protagoniste della vita intellettuale, come mecenate delle arti e
della letteratura, nelle Corti e nei Salotti, dove gli artisti
trovano ospitalità ed hanno modo di crearsi nuove idee.
Le
donne, inoltre, cominciano a giocare un ruolo sempre più importante
anche nella vita politica.
Penso
ad esempio all'incredibile influenza che una cortigiana, divenuta
amante del Re di Francia Luigi XV, Madame de Pompadour, ebbe sulla
storia europea.
Lei
fece ricorso ad una delle armi che da sempre le donne hanno usato per
farsi largo nella società, la seduzione, ma seppe poi mettere in
campo l’arte della diplomazia e con astuzia e intelligenza,
divenire la donna più potente di Francia. Anche quando la sua
relazione con il Re finì, seppe mettersi in luce con le proprie
doti, tanto da divenire fondamentale nei rapporti tra la Francia ed
il resto d'Europa. Perfino Maria Teresa d'Austria, altra donna di
grande carisma, ma di ben altra nascita, per convincere il Re di
Francia a stringere un'alleanza antiprussiana, si rivolse prima a
lei. In Italia troviamo figure analoghe: mi piace qui ricordare ad
esempio Cristina Trivulzio di Belgiojoso, famosa per il suo ruolo da
protagonista del Risorgimento, ma attiva soprattutto nell'aprire
ospedali e scuole per la gente povera. Ma queste donne, dal carattere
così forte, hanno un qualcosa che le accomuna: il loro comportamento
era considerato dall'opinione pubblica come scandaloso, poiché
sfuggiva dai limiti imposti dalla società.
E'
ovvio quindi come queste donne dovessero avere una grandissima
autostima, che andava ben oltre il giudizio della collettività. Una
piena fiducia nelle proprie capacità e nelle proprie forze.
Tra
'800 e '900, la donna acquista finalmente il proprio ruolo nel mondo
dell'arte: penso a letterate e poetesse come Grazie Deledda, a
pittrici come Tamara de Lempicka e Frida Kahlo, a figure eclettiche
come l'attrice Eleonora Duse. Ma ancora una volta sono persone che si
distinguono dal resto della società, che appartengono ad un mondo
“altro”.
Simile
il discorso per il mondo scientifico, dove la donna è stata vista
con scetticismo fino a tempi ancora più recenti: la Medicina, per
esempio, era un campo strettamente maschile. In Italia furono
pioniere in questo campo donne come Maria Montessori, che dovettero
imporre la propria scelta prima di tutto alla famiglia.
Non
voglio certo fare un discorso sull'emancipazione femminile, ma far
comprendere quanto queste persone dovettero lottare per conquistare
il proprio traguardo, il proprio sé ideale, partendo da un
presupposto fondamentale: la fiducia in se stesse.
Il
successo nella vita, la serenità affettiva, il benessere
psicofisico, come accennavo all’inizio di questo mio intervento,
dipendono anche – ma ovviamente non solo - dall’autostima.
Cito
nuovamente Willy Pasini: “Sappiamo che l’uomo – scrive - è un
animale gregario che ha bisogno di stare insieme agli altri, che ha
bisogno di essere accettato dal gruppo ma questo bisogno, seppur
fondamentale, non deve farci perdere di vista la nostra propria
identità altrimenti corriamo continuamente il rischio di costruirci
un falso sé.” “Talvolta rinneghiamo, purtroppo, anche alcuni
aspetti positivi della nostra personalità perché ad esempio
considerati come peculiari dell’altro sesso, peraltro in maniera
del tutto pregiudiziale. L’esempio classico è l’aggressività in
una donna o la dolcezza in un uomo… Naturalmente quando
dimentichiamo aspetti del nostro sé oppure arriviamo a rinnegarne
altri completamente non resta molto del nostro nucleo di identità e
così siamo costretti a crearci dei sostituti di identità: ci
scegliamo un modello stereotipato da inseguire e rinunciamo alla
nostra spontaneità in nome dell’apparenza fino a che anche questa
immagine si incrinerà perché non resisterà alla pressione della
vera intimità con l’altro, alla pressione esercitata dal nostro
organismo continuamente stressato dall’ansia da performance. A
questo punto solo una crisi profonda (una depressione, una
crisi di panico o una somatizzazione) riuscirà a rimettere in
discussione tutto quanto di falso costruito e ci potrà aiutare ad
abbandonare quei ruoli ormai divenuti soffocanti, a recuperare noi
stessi, a non dover più recitare e a farci amare dall’altro per
ciò che siamo veramente”.
Capite
quanto sia difficile per la donna raggiungere il suo sé ideale, in
una società piena di pregiudizi difficili da sconfiggere.
Permettetemi
ora di affrontare un argomento che ho volutamente tralasciato: il
ruolo di madre.
La
figura della madre è cambiata con il passare del tempo, ma il suo
ruolo nella crescita dei figli è rimasto invariato. Venerata in
epoca preistorica, essere
che da la vita e cresce i figli, mentre l’uomo procaccia il cibo.
Un modello che ha attraversato i millenni ed è arrivato, salvo rare
eccezioni, quasi ai giorni nostri.
Solo
con la prima guerra mondiale, una guerra industriale,
dove vi era la necessità di manodopera femminile, il quadro
familiare cambia, così anche la donna non si occupa più solo dei
figli ma anche del lavoro. Dalla madre lavoratrice arriviamo alla
madre manager dei nostri tempi: manager in casa, manager sul lavoro,
manager di se stessa.
Il
filo conduttore di tutte queste madri è il “ruolo di accoglienza”
e, come dice Winnicot, preoccupazione materna primaria, cioè una
sapienza istintiva che la madre ha nlla cura dei propri figli, che
per legge naturale non sono rapidamente autosufficienti.
La donna di oggi è
capace di conciliare lavoro, amore per la famiglia e ruolo sociale.
Questa è la vera emancipazione.
Purtroppo,
se da una parte la donna ha conquistato un proprio posto,
raggiungendo spesso, attraverso le sue sole facoltà intellettive, il
vertice nei campi della ricerca scientifica, della medicina,
dell'economia, della politica; dall'altra emergono ancora oggi
modelli che segnano una involuzione della figura della donna stessa.
Modelli degradanti e superficiali, proposti dalla televisione e presi
ad esempio dalle giovani donne di oggi.
Non voglio entrare
in discorsi politici, che non sono certo di mia competenza, ma il
quadro che emerge oggi non è propriamente una bandiera d'orgoglio
per il nostro paese. La speranza è che ci siano ancora donne, che
grazie alla forza della loro personalità e forti del loro sapere
riescono ancora ad imporsi con le proprie idee, tutto sta alla nostra
società dare loro la possibilità di emergere.
Non
voglio dilungarmi oltre, ma per
concludere, voglio citare un’ultima volta Willy Pasini, con parole
che sono un invito a tutte noi donne: “l'autostima è un fiore che
va annaffiato ogni giorno”.
d.ssa
Laura Fratini
mercoledì 20 febbraio 2013
Ciao, sono quella che...
Ciao!
Sono quella che scriveva sul blog, quella che si mette lo smalto e si tira su le calze.
La verità è che si passa il periodo che non c'hai voglia di scrivere, adesso mi è tornata.
Cosa ho fatto in questo ''stop''.
Allora:
mi sono iscritta alla scuola di specializzazione in psicoterapia cognitivo-comportamentale, così facendo mi do la possibilità di diventare una strizzacapini a tutti gli effetti.
Mia figlia ha iniziato l'asilo! Bella cosa, avere la mattina per studiare e fare le tue cose... anche stirare diventa più rilassante!
Lei, invece, è brava. E' una ragazzina molto autonoma, che ha già imparato a rispondere alle provocazione dei bulletti di 5 anni.
''mamma, se mi dicono cacca io gli dicio: cacca te e la tu mamma''.
Ben fatto.
Ho raggiunto lo scopo: sono ingrassata.
Ero troppo secca, allora mi sono impegnata... e ora... cazzo! C'ho le maniglie dell'amore.
Si, hai visto quando dai pantaloni si formano quei rotolini di simpatica ciccia che sbuzzano sopra? Ecco adesso celo.
Sento la primavera, sono fiacca!
Poi, ho un progettino che spero vada a buon fine... non dico nulle perchè sono una fottuta scaramantica.
Ben ritrovati.
ah! dimenticavo. Ho conosciuto un assassino, in carne ed ossa. Mica pizza e fichi.
Sono quella che scriveva sul blog, quella che si mette lo smalto e si tira su le calze.
La verità è che si passa il periodo che non c'hai voglia di scrivere, adesso mi è tornata.
Cosa ho fatto in questo ''stop''.
Allora:
mi sono iscritta alla scuola di specializzazione in psicoterapia cognitivo-comportamentale, così facendo mi do la possibilità di diventare una strizzacapini a tutti gli effetti.
Mia figlia ha iniziato l'asilo! Bella cosa, avere la mattina per studiare e fare le tue cose... anche stirare diventa più rilassante!
Lei, invece, è brava. E' una ragazzina molto autonoma, che ha già imparato a rispondere alle provocazione dei bulletti di 5 anni.
''mamma, se mi dicono cacca io gli dicio: cacca te e la tu mamma''.
Ben fatto.
Ho raggiunto lo scopo: sono ingrassata.
Ero troppo secca, allora mi sono impegnata... e ora... cazzo! C'ho le maniglie dell'amore.
Si, hai visto quando dai pantaloni si formano quei rotolini di simpatica ciccia che sbuzzano sopra? Ecco adesso celo.
Sento la primavera, sono fiacca!
Poi, ho un progettino che spero vada a buon fine... non dico nulle perchè sono una fottuta scaramantica.
Ben ritrovati.
ah! dimenticavo. Ho conosciuto un assassino, in carne ed ossa. Mica pizza e fichi.
mercoledì 11 luglio 2012
Ordinaria follia
Coop. Piazza dei Mezzadri. Caldine.
I miei vanno a fare la spesa, come quasi tutte le mattine.
Entrano e si lanciano nella scelta della cibaria.
M. prende un cestino e inizia la spesa.
Si dividono e vanno in cerca di varie robe per velocizzare un pò il tutto, a mezzogiorno bisogna mangiare.
B. inizia a riempire tutto, poi squilla il telefonino. Sono io.
B: dimmi!
Io: dovresti andare a guardare una cosa in banca per me!
B: cosa? Non ho molto tempo.
Io: che devi fare? Mi serve!
B. s'arrabbia un pò per il mio tono, nel frattempo riempie il suo cesto.
La telefonata si conclude e B. è alla cassa insieme a M.
Mettono tutto sul nastro, alla cassa.
B: C'è qualcosa di caldo, che t'hai preso il pollo?
M: no
B: icchellè?
M: un pollo. Hai riempito il carrello di qualcun'altro.
M: riporto il pollo in gastronomia vai!
Signora impicciona: vedrà che qualcuno lo cercherà.
Gastronomia.
Signora: scusi ho perso il mio pollo!
Commessa: vedrà che qualcuno lo riporterà!
B: dobbiamo andare in banca.
M: a far cosa?
I miei vanno a fare la spesa, come quasi tutte le mattine.
Entrano e si lanciano nella scelta della cibaria.
M. prende un cestino e inizia la spesa.
Si dividono e vanno in cerca di varie robe per velocizzare un pò il tutto, a mezzogiorno bisogna mangiare.
B. inizia a riempire tutto, poi squilla il telefonino. Sono io.
B: dimmi!
Io: dovresti andare a guardare una cosa in banca per me!
B: cosa? Non ho molto tempo.
Io: che devi fare? Mi serve!
B. s'arrabbia un pò per il mio tono, nel frattempo riempie il suo cesto.
La telefonata si conclude e B. è alla cassa insieme a M.
Mettono tutto sul nastro, alla cassa.
B: C'è qualcosa di caldo, che t'hai preso il pollo?
M: no
B: icchellè?
M: un pollo. Hai riempito il carrello di qualcun'altro.
M: riporto il pollo in gastronomia vai!
Signora impicciona: vedrà che qualcuno lo cercherà.
Gastronomia.
Signora: scusi ho perso il mio pollo!
Commessa: vedrà che qualcuno lo riporterà!
B: dobbiamo andare in banca.
M: a far cosa?
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